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A VATOLLA “I FIORI DEL MALE FESTIVAL DELL’ESSERE”

Incontro letterario dedicato a Dante Alighieri.

Si è svolto, presso il Palazzo de’ Vargas a Vatolla, il secondo degli appuntamenti rientranti nella rassegna culturale “I fiori del male Festival dell’essere”, una conferenza che ha coinvolto docenti della prestigiosa università LUMSA. Organizzato dal Gal Cilento Regeneratio, in collaborazione con la Fondazione Giambattista Vico e patrocinato dal Parco Archeologico di Paestum e Velia, dai Comuni di Capaccio Paestum, Roccadaspide e Perdifumo, il Festival ha il merito di aver unito Vatolla ad altri luoghi di alta cultura classica richiamando l’attenzione sulle risorse artistiche che contraddistinguono il Cilento, proprio nel posto che vanta i più grandi pensatori mai esistiti, da Parmenide a Zenone, continuando con Giambattista Vico, per citarne solo alcuni. L’argomento selezionato per la nuova edizione è stato “La pace e l’ordine morale in Dante Alighieri”, in perfetta sintonia con la ricorrenza del 700esimo anno dalla scomparsa del Sommo poeta, al fine di rispolverare i valori che il suo contributo ha lasciato in eredità ai posteri, in particolare quel senso di appartenenza e di comunità che devono prevalere sui personalismi e gli egoismi di sorta. La costruzione della nostra identità come popolo e come individui passa attraverso la conoscenza della storia, perché è solo conoscendo il passato che si può confidare nell’avvento di un futuro migliore.

LA LECTURA DANTIS

Nel corso della serata, si è evidenziato come la cultura – nella sua accezione più ampia, che abbraccia il patrimonio filosofico di Giambattista Vico e di Dante alla stessa stregua delle eccellenze gastronomiche e artigianali dei nostri luoghi – rivesta un ruolo fondamentale per lo sviluppo e l’economia del territorio. Che di cultura si possa e si debba vivere, anche qui al Sud. E che nei periodi di crisi o di maggiore difficoltà bisogna risalire al fondamento di ogni cosa per potersi riscattare: la memoria, per l’appunto. La lectura Dantis è stata magistralmente eseguita dall’attore Emmanuel Casaburi, accompagnato dalla chitarra della giovane talentuosa Antonia Agresti, mentre la disamina dei testi è stata affidata al professore e filosofo Rocco Pezzimenti. Tanti gli spunti di riflessione sapientemente suggeriti dal suo intervento, incentrato sull’attualità delle tematiche richiamate negli scritti danteschi, che spaziano dall’opportunità di una politica che sappia investire nella cultura, dare occupazione ai più giovani e volgere perennemente lo sguardo alle future generazioni, fino a giungere alla forza attrattiva che il concetto dantesco di pace sociale, quale premessa di un qualsivoglia assetto politico, continua a esercitare finanche su studiosi che sostengono visioni tra loro antitetiche. Dove non c’è pace non può esserci prosperità, nella misura in cui il commercium si fonda sul contatto umano. Ed è compito degli amministratori statali e locali assicurarla e mantenerla nel tempo. Ancora più raffinate le intuizioni dello scrittore fiorentino in tema di libertà e unità nazionale e sovranazionale. Dante capì (sulla scorta degli studi ciceroniani) che libertà non equivale a fare ciò che si vuole, ma ciò che si può fare entro il limite delle leggi che ci governano. Che quella che impropriamente reclamiamo come democrazia è uno slogan a uso e consumo dei sovranismi e dei totalitarismi e ci deresponsabilizza rispetto agli impegni che una vera democrazia impone ai suoi cittadini. Da questa crisi morale è difficile uscire, perché i politici perdono di legittimità nel momento in cui dimenticano che la pax deve operare a tutti i livelli, da quello locale a quello internazionale: questo lo spessore, questa la modernità del pensiero di Dante, precursore senza eguali dell’ideale di Nazioni Unite che ancora oggi stenta a trovare riscontro nella realtà e a dettare le regole sono sempre i Paesi economicamente più forti a discapito di quelli meno sviluppati. D’altronde, Dante ci ricorda che lo stesso Impero non era nato da cittadini romani, ma dall’unione di tribù di provenienza etnica diversa, i cui i tributi venivano distribuiti equamente, in base alle risorse di ciascuna tribù. Le province si reggevano su leggi proprie, ma spettava a Roma tutelare l’ordine pubblico e promuovere la concordia tra di esse. Innalzare gli sconfitti e abbassare i superbi, mettere tutti in condizioni di parità. A chiudere la rassegna, i saluti della referente dell’evento, Daniela Di Bartolomeo, filologa e docente di lettere, che nel ringraziare il pubblico presente ha rinnovato l’invito per il giorno 26 luglio a Paestum, nella meravigliosa piazzetta della Basilica, dove sarà presentato il libro del magistrato Nicola Graziano “Viaggio di sola andata. Appunti per un’idea di Cilento”.

Milena Cicatiello

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