Può capitare di commettere degli errori quando si amministra una cittadina e un territorio. Solo chi non opera non sbaglia. Tuttavia, a volte può anche succedere di prendere sviste colossali. A Capaccio Paestum, la delibera di Giunta n. 373 del 23 luglio 2020 va annoverata tra queste. Il succitato provvedimento contiene l’approvazione di un progetto di fattibilità tecnico-economica, per euro 4.998.500,00 come da elaborati tecnici, riguardante un insediamento di Edilizia Residenziale Sociale (una volta si chiamavano “Case Popolari”) in località Gromola.
Al di là che si tratti o meno di unità da realizzare ex novo o con il recupero e la ristrutturazione di immobili esistenti, non può che non definirsi scellerata la scelta di prevedere la concentrazione di nuovi insediamenti abitativi in una contrada che storicamente ha delle peculiarità totalmente in antitesi con simili indirizzi urbanistici. Inoltre, i Piani di Insediamento di Edilizia Sociale sono da anni non più intrapresi poiché la Legge Regionale n. 16/2004 e successive modificazioni ha sancito che le unità abitative da destinare all’Edilizia Sociale agevolata, sovvenzionata o convenzionata siano previste all’interno dei normali comparti edificatori, obbligando i proprietari alla cessione al Comune del 30% delle unità residenziali realizzate. Il principio di questa norma è di scongiurare la nascita di “quartieri ghetto” in aree periferiche.
Oltre a ciò, anche gli indirizzi contenuti nel Preliminare di PUC del Comune di Capaccio Paestum parlano dell’obiettivo di raccordare il territorio e favorire un maggiore accorpamento intorno all’epicentro di Capaccio Scalo, prevedendo per le altre contrade interventi di recupero e rivitalizzazione delle caratteristiche storiche. In base a tutto questo, ci appare totalmente fuori luogo questo tipo di scelta. Edificare o destinare a case popolari unità abitative a Gromola, creando un agglomerato urbano, è fuori da ogni logica. L’invito è quindi quello di rinunciare alla richiesta dei fondi previsti dal Bando e contestualmente revocare la delibera di Giunta Comunale.
Carmine Caramante
