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AMBIENTE E VITA: UN BINOMIO DA DIFENDERE

Una coscienza nuova percorre le grandi democrazie europee, una coscienza che si misura con i temi propositivi del terzo millennio, fondati sui bisogni degli uomini, sul lavoro, sull’educazione, sulla sicurezza, sul rispetto dell’ambiente e sull’accoglienza. L’ambiente guarda all’Europa con rinata speranza, perché è nella relazione e nella comunicazione comunitaria che si ravvivano le idee e le speranze, la gioia di riconvertire l’eccesso in misura, l’antagonismo storico in collaborazione e comprensione. All’orizzonte si profila un impegno comune e i segnali arrivano chiari. È molto difficile pensare di risolvere i problemi se non si svilupperà un’azione larga e collaborativa che coinvolga il cuore europeo della ricerca. Per combattere i tumori, ad esempio, occorre agire contemporaneamente sul fronte della ricerca scientifica e su quello della qualità della vita. È difficile evitare le leucemie se non si elimineranno le cause che le producono, come la radioattività, il benzene e l’elettromagnetismo. Si compiono campagne mirate contro il fumo delle sigarette e siamo condannati a respirare regolarmente quello delle auto, delle moto e degli scooter. Di uranio abbiamo sentito parlare in occasione del disastro di Chernobyl, nel 1986, mentre la pericolosità dell’amianto abbiamo cominciato a scoprirla, in tutta la sua drammaticità, da poco tempo, grazie ad una campagna investigativa mirata ed attenta. Gli scienziati di tutto il mondo avevano annunciato che la radioattività di Chernobyl avrebbe incrementato i linfomi e le leucemie, mentre l’uso militare dell’uranio impoverito avrebbe fatto il resto. Se vogliamo combattere le malattie tumorali e le malattie dell’apparato respiratorio, se vogliamo veramente lottare per un ambiente umano, bisogna che l’uomo muti radicalmente stili e comportamenti, restituendo alla natura la sua dignità. Il tumore lo si può e lo si deve combattere, ma sarebbe assurdo delegare tutto al medico e alla chirurgia. Occorre valutare la realtà nelle sue complesse articolazioni e la politica può fare molto, come ad esempio monitorare le fonti d’inquinamento, creare condizioni di vita a misura d’uomo, incentivare la deambulazione all’interno dei paesi e delle città, creando spazi pedonali, ciclabili e aeree verdi, parcheggi periferici e incentivare i trasporti pubblici, restituire i centri storici ai cittadini, disincentivare un eccesso di produzione di rifiuti, ridurre le fonti d’inquinamento, sviluppare forme di prevenzione, difendere la natura e il paesaggio da aggressioni selvagge, creare forme di educazione permanente su temi e problemi di natura ambientale. La politica deve tornare a educare, deve proporsi come strumento formativo di stili di vita. Perché ciò avvenga deve avvicinarsi alla gente, alla quotidianità delle cose, non deve perdere di vista la realtà nella sua concretezza. Occorre ricordarsi sempre di essere persone al servizio della collettività e dei suoi bisogni. La ricerca comunitaria potrebbe proporsi come indicatore di stimolanti innovazioni del patrimonio ambientale, sviluppando la cultura della ricerca come strumento fondante alla soluzione di molti problemi che assillano l’umanità. Viviamo uno dei momenti più difficili della nostra storia, divisi tra benessere e malessere, incapaci di ridare forza a uno stile di vita che è prigioniero di molta superficialità. Nel frattempo l’ambiente è stato assorbito da masse di cemento, le colline e le montagne urlano ferite laceranti, i fiumi sono invasi da colori plumbei e odori nauseabondi, il mare è inquinato dal petrolio e dalla plastica, il pianeta è percorso da un brivido d’impotenza. La modernità in molti casi è illusione. Il prezzo che stiamo pagando alle nostre inadempienze è elevato. È sempre esistito un vincolo esistenziale tra ambiente e salute, vincolo che è andato deteriorandosi con l’avvento di una industrializzazione selvaggia, molto poca attenta alla qualità della vita e alla condizione morale e materiale del cittadino lavoratore. Le ferree leggi del profitto, la mancanza di piani regolatori adeguati, le secolari carenze legislative, la progressiva decadenza di una cultura urbanistica non sempre fondata sul rispetto dell’ambiente e della storia, la cementificazione irrazionale e aggressiva, il triste fenomeno della speculazione edilizia, la mancanza di considerazione nei confronti dell’ambiente, la corsa a un consumismo eccessivo, la corruzione e le mafie hanno determinato situazioni di grave rischio per il cittadino e per l’ambiente stesso, situazioni che si perpetuano aggravando sistematicamente il livello della qualità della vita delle persone. Un calo generale dell’impianto educativo e una cultura media di scarso peso operativo e generativo hanno favorito una proliferazione disarticolata e squilibrata delle risorse. L’uomo ha perso di vista la realtà. Crede di essere padrone dell’universo, di imporre le proprie leggi e così facendo dichiara la sua sconfitta. Vita e ambiente sono un binomio inscindibile, per questo occorre rivedere stili e modalità di comportamento.

Luigi Bernabò

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