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ARTETERAPIA E ATTIVITÀ LUDICA

Arteterapia e attività ludica, un’ottima opportunità per il bambino con autismo.

Il disturbo pervasivo dello sviluppo, o disturbo dello spettro autistico, è un fenomeno complesso di cui la ricerca scientifica possiede poche certezze, nonostante i casi siano in continuo aumento. I soggetti colpiti presentano numerosi sintomi, per cui si parla di spettro autistico, per andare a sottolineare una pluralità di sintomi, una vera e propria costellazione sintomatologica, primo fra tutti una carente capacità ad intrattenere rapporti affettivi e sociali. Il termine autismo deriva dal greco autòs e significa “sé stesso”, fu introdotto agli inizi del ventesimo secolo da Bleuler (1911) per indicare un comportamento caratterizzato da chiusura, evitamento dell’altro ed isolamento. Le cause dei ASD sono a tutt’oggi sconosciute. Tuttavia, negli ultimi anni le ricerche hanno indicato che esistono molteplici fattori che possono spiegare il disturbo; nella maggior parte dei casi si tratta di una combinazione tra fattori genetici e ambientali. Questi disturbi non presentano prevalenze geografiche e/o etniche, in quanto sono stati descritti in tutte le popolazioni del mondo, di ogni etnia o ambiente sociale. Presentano, invece, una prevalenza di sesso, in quanto sembrano colpire i maschi in misura da 4 a 5 volte superiore rispetto alle femmine. Negli ultimi 50 anni, si nota che la prevalenza di ASD sembra essere in notevole aumento a livello globale. Vi sono diverse spiegazioni possibili per questo apparente aumento della prevalenza, tra cui: una maggiore consapevolezza dei disturbi, l’espansione dei criteri diagnostici, la disponibilità di strumenti diagnostici migliori e il miglioramento della segnalazione. Attualmente, nel mondo 1 bambino su 160 ha un disturbo dello spettro autistico. È importante pensare non ad una causa, ma a tante cause e bisogna pensare all’autismo come ad un “via finale comune” di diverse patologie possibili. Allo stesso modo, per le diverse e uniche “manifestazioni”, perché unica anche è la persona, bisogna parlare non di autismo, ma di tanti autismi. L’autismo si manifesta con una serie di comportamenti atipici e deficit che possono essere rilevati mediante l’osservazione diretta del bambino ed i colloqui con i genitori. La situazione di una famiglia in cui è presente un figlio disabile è estremamente complessa: solitamente questa situazione innesta dinamiche relazionali particolari il cui effetto è quello di determinare effetti significativamente negativi. Qualsiasi diagnosi di disabilità rappresenta per la famiglia una esperienza drammatica che richiede riorganizzazione più o meno radicale dello stile di vita che può generare disorientamento, la famiglia deve anche confrontarsi, da un lato con il bisogno di comprendere esattamente il problema della figlia o del figlio e, dall’altro, con la complessità della sindrome. Altro aspetto critico riguarda l’inserimento scolastico che costituisce per la famiglia un momento critico di notevole intensità emotiva, l’inclusione sociale rappresenta un altro aspetto di inquietudine, soprattutto in relazione allo scarso coinvolgimento dei soggetti autistici in attività anche ludico/ricreative ed extrascolastiche. Nella maggior parte dei casi, infatti, bambini e ragazzi con autismo sono spesso isolati. Fino a pochi decenni fa l’idea dominante nel settore era che i bambini con autismo non fossero in grado di imparare. Invece, più conoscenze abbiamo sull’apprendimento nell’autismo più saremo in grado di costruire e affinare strategie educative cucite su misura. Tuttavia mettere in pratica questo passaggio è difficile a causa delle sfide legate alla complessità dell’autismo, infatti le diverse dimensioni dell’apprendimento nei bambini con autismo non si possono ricondurre a un profilo unico universale e specifico. L’autismo non è di per sé un disturbo dell’apprendimento, tuttavia le caratteristiche sopra descritte, in particolare la minore tendenza ad osservare e imitare gli altri e la difficoltà a comprendere la comunicazione e le azioni degli altri, ostacolano enormemente i processi di apprendimento nei bambini con autismo fin dalla prima infanzia. Questo non significa che i bambini con autismo non possano imparare, bisogna però insegnare loro in modo speciale. I bambini con autismo possono apprendere, e spesso ci sorprendono per le loro capacità fuori dal comune, in certi ambiti. Kanner parla di “isolotti di capacità” sottolineando la tendenza ad eccellere in alcune attività degli individui affetti da tale disturbo. Tuttavia, quando mettiamo in atto strategie educative convenzionali, la maggior parte dei bambini con autismo rimane indietro, le loro potenzialità rimangono inespresse e l’esperienza educativa si trasforma da opportunità di sviluppo a elemento di frustrazione per il bambino. L’autismo è un disordine pervasivo dello sviluppo in cui sono compromessi alcuni importanti processi fondamentali necessari per la formazione della memoria. Da ricerche effettuate su soggetti con autismo si rivelano modi di elaborare e organizzare le informazioni del tutto singolari. I soggetti autistici presentano una migliore abilità nel ricordare in presenza di un materiale significativo, ma va rilevata una maggiore difficoltà quando la rievocazione non è immediata. Ulteriori carenze si presentano se, durante il tempo che intercorre fra la presentazione degli stimoli e la prestazione mnestica i soggetti svolgono altre attività. Va rilevata la notevole abilità che i soggetti con autismo hanno nell’uso della memoria automatica, permettendogli, ad esempio, di tenere a mente interminabili tragitti degli autobus di una città, o sequenze di orari di treni, senza tuttavia essere animati dalla benché minima intenzione di convogliare tale abilità al miglioramento del loro grado di adattamento all’ambiente. Nel trattamento riabilitativo di bambini affetti da disturbi dello spettro autistico, il gioco e l’arte rivestono un ruolo importantissimo. In quanto, mediante l’arte, la persona può esprimersi non attraverso la parola ma attraverso l’immagine e ciò comporta il liberare la comunicazione dagli schemi a cui è vincolata attraverso l’espressione del colore. L’arteterapia agisce su tre aree di interesse: educativa, riabilitativa e psicoterapica, così che la funzione interattivo-educativa offerta dai laboratori creativi possa intervenire sia su problematiche comportamentali e patologiche, sia sull’autoconsapevolezza dell’individuo. Attraverso l’attività ludica il bambino sperimenta ed elabora attivamente la rappresentazione della realtà esterna. Il gioco è necessario per imparare non solo a conoscere sé stessi e il mondo circostante, ma per stabilire le prime forme di autocontrollo e di interazione sociale. Esso, quindi, diventa una tappa fondamentale nel processo di socializzazione. Inoltre, attraverso esso il bambino sperimenta la sospensione temporanea della frustrazione, poiché durante la sua esecuzione gli ostacoli vengono affrontati con serenità e allegria, migliorando il proprio atteggiamento nei confronti del mondo. In conclusione, unitamente alle terapie tradizionali, l’arteterapia e l’attività ludica possono rappresentare un’ottima opportunità per il bambino con autismo di esprimere sé stesso e i propri sentimenti mediante la creatività e il processo stesso del creare concretamente qualcosa con le proprie mani. Ad oggi la diffusione e il consolidamento delle conoscenze scientifiche hanno consentito una maggiore consapevolezza dell’autismo e hanno portato ad un aumento del numero delle diagnosi ma c’è ancora tanto lavoro da fare sul fronte della sensibilizzazione affinché la società sia sempre più pronta ad accogliere chi è affetto da tale sindrome.

Dott.ssa Ludovica Emanuela Liccardi

Leggi  QUI  la copia digitale de Il Commendatore Magazine.

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