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BUON NATALE DA UNA STREGA CHE IL 6 GENNAIO LAVORA

Consumatori: prima ancora che impiegati, youtuber, badanti, liberi professionisti, influencer, operai, lavoratori autonomi, rider, imprenditori, dipendenti statali, braccianti e attori di teatro, siamo compratori. E compriamo di tutto, oggetti di cui a volte si stenta ad immaginare l’esistenza o la cui funzione resta oscura per tutto il tempo che li possediamo, uno su tutti: guanti touch screen. E tutti gli acquirenti, quando si avvicinano le festività, la Pasqua e le sue uova di cioccolato, San Valentino e i suoi peluche, Natale e le sue luci, fanno ricorrentemente una cosa: criticano duramente la società dei consumi. Un vero e proprio rituale, favorito dai momenti di convivialità tra parenti e amici (va da sé che si parla degli anni a.C., quelli ante Covid-19), quello del profondersi in un’analisi intransigente della dinamica sociale che ci vede vittime della pubblicità e succubi del superfluo. Ed è il suddetto uno dei pochi argomenti di conversazione intorno al quale vi è il quasi totale accordo dei convitati. Corale si leva il canto che ha per bersaglio l’ottundimento intellettuale dei liberi cittadini. E come dare torto ai compratori, specialmente se all’unanimità riconoscono l’inutilità delle proprie azioni che consistono nel ricevere bagattelle in cambio di denaro. Può esistere una prospettiva alternativa all’inoppugnabile critica sociale fatta in prima persona dai diretti interessati? Proverò ad intonare un controcanto, sperando di non essere fraintesa. Non è di certo mia intenzione difendere l’indifendibile, è imperdonabile oggigiorno non essere consumatori consapevoli. Non sono più contemplabili stili di vita che non abbiano la sostenibilità come criterio costante di ogni scelta. E anche in questo caso, se non nella pratica (il carrello in alto a destra del desktop è sempre pieno di desideri che non sapevamo di avere), nella teoria siamo tutti d’accordo. Vorrei piuttosto soffermarmi sul concetto di utilità che bene si abbina a quello di “servire” in tutte le sue accezioni. Quando facciamo qualcosa perché utile a qualcos’altro siamo servi del nostro fine. Allenarsi serve a dimagrire, dimagrire serve ad essere seguiti, essere seguiti serve ad essere influencer, essere influencer serve a fare soldi. Ma cambiamo percorso, senza abbandonare il metodo da fiera dell’Est. Studiare serve a laurearsi, laurearsi serve a trovare un buon lavoro, trovare un buon lavoro serve a fare soldi. Ed in tutto questo servire forse davvero siamo diventati schiavi. L’utile allora diventa utilitaristico e l’unico τέλος (“fine” in greco) che poi è anche ϑεός (“dio”) è proprio il denaro. Lo sanno bene gli italiani che, poco portati alla ribellione, la sommossa la considererebbero solo se le proposte di una patrimoniale in Parlamento fossero una vera possibilità. E, entrando nel merito, è ancora più incredibile che la gran parte del ceto medio abbia da sempre un atteggiamento ostile verso una tassa progressiva sui patrimoni e senza approfondire la questione si erga a difesa di un patrimonio che non è suo, ma solo dei pochi ricchissimi. Emblematico direi della nostra fede in τέλος. E, allora, vengo al ritornello del mio canto di sirena malefica: quando abbiamo voglia di qualcosa, se non serve a niente e a nessuno, è allora che la dobbiamo comprare. Se abbracciare la filosofia dell’Utile ci spinge lontani dal consumismo, è vero pure che porta con sé approcci non sempre positivi alla vita. È di approccio che volevo parlare, fin dall’inizio. Non c’è nulla di più etico che regalarsi qualche gioia nei momenti in cui se ne ha bisogno. Prendersi cura di sé stessi, quando il mondo intorno sembra sgretolarsi, non solo serve ma è indispensabile. I motivi della Felicità (come quelli dell’Amore) non hanno alcuna sensatezza, ma per tutta la vita ne siamo alla ricerca. Difendo il futile acquisto come farei di chi di mestiere fa il poeta o il paesologo. A cosa servono? Qualcuno risponderebbe a niente, secondo me a tutto! Non solo a Natale, è sempre giusto quando si può e non si lede realizzare i propri anche momentanei ed insensati desideri. Staremo sprecando soldi forse… Importa? Regge il confronto con il nostro benessere mentale? Buon Natale da una strega che il 6 gennaio lavora!

Enrica Colasanto

 

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