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Il salto della quaglia

CAPACCIO PAESTUM È UNA CITTÀ CHE NON FUNZIONA

Bazzicando da tempo per le province lombarde, dai capoluoghi ai piccoli comuni, ho compreso una cosa: una città per dirsi tale non ha bisogno di grattacieli e monumenti, ma di servizi. Pensiline degli autobus e trasporti efficienti, nella mia modesta esperienza, rappresentano ciò che mi hanno sempre fatto dire “questa città funziona”. Adesso però, senza volere essere il solito polemista o interpretare il “milanese imbruttito” di turno, cosa che non sono né voglio essere e che, soprattutto, il mio nome e cognome (Deo gratias!) smentirebbero categoricamente, una riflessione voglio farla. Capaccio Paestum è, a mio avviso, una città che non funziona. Non perché manchino i teatri, che a quanto pare arriveranno, o le biblioteche, che pure dovrebbero arrivare se non c’erano già, ma perché mancano quelli che sono i servizi essenziali, minimi, impercettibili, eppure in grado di rendere una città funzionale. Basterebbe, in fondo, prendere un treno ogni tanto, magari con un po’ di valigie pesanti, arrivare in stazione e rendersi conto di quanto sia difficile persino trasportarle fuori. Per non parlare di un diversamente abile che si renderebbe conto, in un attimo, di essere arrivato in un posto che lo condanna all’oblio, e lo comprenderebbe senza neanche avere letto le polemiche per un sentiero di cemento all’interno del Parco Archeologico, utile per abbattere le barriere architettoniche, ma “brutto” per i tanti esteti che, se alzassero lo sguardo oltre i templi, allora sì che scorgerebbero il brutto. Perciò, lungi da me il volere criticare qualcuno per gli errori e le dimenticanze di qualcun altro, anzi, siano benedette le casette dell’acqua e ogni azione incentrata sulla sostenibilità, così come vanno bene i teatri, le biblioteche e anche il lungomare (anche se per vederlo, il Mare, bisogna arrampicarsi sui lidi). Andrebbe ancora meglio, però, restando alla contrada Laura (e mi si accusi pure di campanilismo), che tra un’opera e l’altra si metta mano anche ai marciapiedi a prova di rally e, perché no, anche ai semafori dell’incrocio poiché, se nessuno se ne fosse accorto, mancano della segnaletica pedonale. Ripeto, nessuna critica a nessuno, anzi, lo chiedo anche a me stesso: prima di edificare una cattedrale non sarebbe meglio aggiustare i gradini del sagrato?

Pasquale Quaglia

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