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IL CILENTO SI TINGE DI GIALLO

Da Jo Nesbo a Gianrico Carofiglio, passando per Roger Hobbs, sono tanti gli scrittori che, da tutto il mondo, hanno influenzato il suo modo di scrivere. Oggi intervistiamo lo scrittore Donato D’Aiuto (nella foto in alto), originario di Vallo della Lucania e autore del libro “La preda”. Era il 2017 quando il giovane Donato, cilentano doc e avvocato di professione, esordiva con il suo primo romanzo, “La storia di un uomo solo”, una trama amara e coinvolgente che si presterebbe benissimo ad una sceneggiatura televisiva, stante l’accurata analisi introspettiva dei suoi personaggi e la sua attitudine a rappresentare i mali esistenziali che attanagliano le nuove generazioni, quali la scarsa autostima e l’incapacità di comunicare col mondo circostante. Da allora sono seguite altre due pubblicazioni, l’ultima delle quali, “La preda”, è un tentativo sorprendentemente riuscito dell’autore di reinventarsi scrittore di gialli senza mai perdere la sua vena esistenzialista. Nasce così un genere letterario ibrido, che sovverte completamente i canoni del giallo tradizionale. Perché il giallo di Donato non è quello delle geniali intuizioni e finanche gli eroi fanno esperienza del proprio fallimento.

Donato, sei giunto alla tua terza pubblicazione, dal titolo “La Preda”. A differenza delle precedenti, si possono cogliere delle sfumature che richiamano il giallo e il noir. Si può dire che hai voluto dare prova di una rinnovata maturità artistica?

“Il giallo è un genere con il quale mi sono sempre voluto confrontare come scrittore perché è il genere che preferisco da lettore. Però c’è anche da dire che La Preda è il mio ultimo libro pubblicato ma è il primo che ho iniziato a scrivere e risente dell’influenza di diversi periodi della mia vita”.

C’è una costante, nei tuoi tre romanzi, ed è la crisi esistenziale dell’uomo moderno. Quanto c’è di “tuo” nei tuoi personaggi?

“I miei libri non sono autobiografici ma ci sono dei piccoli pezzi di me sparsi qua e là nelle pagine e nei caratteri dei singoli personaggi. Questo libro è addirittura influenzato da momenti e stati d’animo diversi. L’ho iniziato a scrivere quando avevo terminato da poco gli studi e l’ho finito in quarantena”.

Tre buoni motivi per cui vale la pena leggere “La preda”.

“Perché leggere aiuta a viaggiare e vivere storie restando anche semplicemente seduti sul divano. Perché chiunque può riconoscersi nelle debolezze di Jack e conoscersi aiuta a crescere. Perché La Preda è un libro da leggere altrimenti non mi avresti fatto questa intervista”.

https://www.amazon.it/Preda-Donato-DAiuto-ebook/dp/B086KZ5S8S

 

Milena Cicatiello

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