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Il salto della quaglia

IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI SU INDAGINI E PRESUNTA CORRUZIONE

Siamo tutti innocenti fino a prova contraria. Menomale! Menomale che così stabilisce il diritto e allo stesso modo recita la Costituzione, e ben venga tutto ciò, perché spesso, anche a causa degli errori della magistratura, ci vuole poco per ritrovarsi da persone perbene a delinquenti e a essere posti alla gogna nel giro di qualche indagine o mandato. Tuttavia, se la verità giudiziaria ha il suo corso, non si può dire lo stesso della verità politica che, quantomeno, avrebbe il dovere, più che il diritto, di dare delle risposte, in particolare quando è toccata dal sospetto del reato. Sarebbe opportuno, e continuo a usare il condizionale, perlomeno avere il buon senso di spiegare, di dire, di rassicurare se necessario, poiché è questo il compito cui sono chiamati i rappresentanti del popolo: dare risposte a chi gli ha dato fiducia. E anche se quest’ultimo se ne sta in silenzio e in disparte, come se la cosa non gli importasse, tanto, si dirà, è sempre la stessa solfa, e perfino quelli che sembravano gli ultimi “cittadini liberi”, tanto solerti in altre circostanze, e tutto a un tratto ammutoliti, come se a sparare stavolta si corre il rischio di cogliere l’amico più che il nemico, anche quando tutto ciò accade, la politica una minima parola potrebbe offrirla a quei pochi che ancora si indignano e che a certe scene un po’ storcono il naso. Perché fa specie, non lo neghiamo, che i denuncianti e gli indagati siedano allo stesso tavolo senza dire e dirsi niente, comparendo sorridenti gli uni accanto agli altri senza neanche guardarsi con un briciolo di tutela. È come dare del ladro a uno e poi andarci a cena insieme e dall’altro canto sentirsi chiamare truffatore da qualcuno a cui il giorno dopo si offre il caffè con un sorriso. E non c’entra l’etica, che pure da tempo si è smarrita. È una questione di logica e della sua sintassi più elementare. A meno che non si tratti dell’aria natalizia e del suo renderci più buoni e pronti a porgere la guancia a chi ci offende. In quel caso alzo le mani (almeno io) e benedico il Natale che non ci rende soltanto innocenti, ma anche santi fino a prova contraria. Certo, con un po’ di rammarico per un passato Natale, quello del 2018, dove la bontà invece che essere benedetta se ne andò a farsi benedire.

Pasquale Quaglia

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