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L’EVOLUZIONE SOCIAL DELL’E-COMMERCE. PARLA RODRIGO CIPRIANI FORESIO, GENERAL MANAGER DI ALIBABA

C’è un modo di fare e-commerce alla Amazon, in cui parte del business è “Amazon compra, stocca in grandi depositi e poi rivende”, e parte del business è invece marketplace, ovvero Amazon come vetrina per altre aziende che vendono i loro prodotti. C’è un’esposizione della merce alla Amazon un po’ sbrigativa, con qualche foto, alcune informazioni e il prezzo. E poi c’è il nuovo universo del social commerce, più asiatico, ma che va affermandosi anche nei paesi occidentali (vedi il recente debutto del marketplace di Facebook), nel quale il colosso Alibaba è maestro, e dove si sta imponendo il live-streaming con presentatori specializzati in categorie merceologiche che applicano lo stile delle televendite al web. E proprio nella tendenza del social commerce va letta la recente partnership di AliExpress (piattaforma controllata da Alibaba) con HSE24 Italia, il canale televisivo digitale dedicato allo shopping, con i live streaming in contemporanea sul sito web AliExpress, su quelli HSE24 e su tutti i canali televisivi della piattaforma HSE24 per promuovere i prodotti dedicati al benessere e al fitness che saranno disponibili sul nuovo store di HSE24 presente sulla piattaforma AliExpress. Rodrigo Cipriani Foresio (nella foto in alto), general manager del gruppo Alibaba per l’Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, spiega, in una recente intervista rilasciata on demand, come sta cambiando l’approccio all’e-commerce.

Lei ha avuto esperienze nel gruppo Mediaset, alla guida di Mediashopping. E il mondo delle televendite, da Mike Buongiorno in poi, lo conosce benissimo.

“Verissimo. E per questo ho spinto per fare l’accordo con HSE24, dove già lavorano tantissimi professionisti della vendita, tra cui Jill Cooper che sostanzialmente ha iniziato con me ai tempi di Mediashopping. Il livestreaming è un fenomeno grande ma alla fine è una evoluzione delle televendite declinata sul web. Quindi ecco la partnership con HSE24 Italia, con televenditori già abituati a parlare per ore di un prodotto. E il primo step di questo tipo che AliExpress fa nel mondo, dove siamo presenti in oltre 200 paesi con 80 milioni di clienti attivi”.

Quando è nato AliExpress?

“Dieci anni fa, per portare prodotti cinesi nel mondo. Da qualche anno AliExpress non ospita solo aziende cinesi, ma pure altre aziende locali, dei singoli territori, che possono aprire i loro store virtuali per vendere in Europa, Usa e soprattutto Russia. Uno sbocco molto interessante per le aziende italiane”.

Come si spiega questa evoluzione social dell’e-commerce?

Beh, tanto per dire, durante il lockdown in Cina è letteralmente esploso il live-streaming. Ci sono giovani venditori che parlano per ore di un prodotto, lo descrivono, sono specializzati per categorie merceologiche, danno la possibilità di acquistarlo. O sono giovani influencer con un loro store personale, o sono persone pagate dalla azienda che possiede lo store per parlare dei suoi prodotti. AliExpress da solo supporto tecnologico, favoriamo il tutto dando più banda. C’è addirittura una piattaforma, AliExpress connected, tutta dedicata agli influencer”.

C’è pure un fattore culturale, tutto cinese, giusto?

“In Cina abbiamo 720 milioni di consumatori attivi su Alibaba, con un tempo medio per acquisto di 22 minuti. Non solo comprano one click, ma prendono informazioni, giocano, commentano, si divertono. È un approccio diverso dall’Occidente, in Cina l’acquisto è alla fin fine visto sempre come un gioco. La piattaforma Tmall deriva da Taobao, che in cinese significa caccia al tesoro, e ha spazzato via eBay dalla Cina proprio perché sembra un bazaar, tutto colorato, gioioso, ha saputo interpretare bene il gusto del consumatore cinese, in genere molto giovane e che fa tutto in mobilità dal suo smartphone. Alle aziende italiane che vogliono venire su Tmall in Cina ricordo sempre che il consumatore vuole avere tantissime informazioni sui prodotti, conoscere la storia della azienda, vedere video. Un po’ diverso da noi italiani che non leggiamo quasi mai le info”.

Quante aziende italiane lavorano con voi?

“In Cina c’è stato un grande boom dello shopping online, anche molta attenzione al made in Italy. Abbiamo oltre duemila aziende italiane su AliExpress, mentre su Tmall ci sono 320-330 aziende italiane con il loro store. In queste settimane abbiamo aperto decine di nuovi negozi italiani, ci sono tantissime richieste”.

Pure Facebook si è buttata sull’e-commerce, con il suo marketplace. Crede che la svolta del social commerce possa crearvi problemi?

“Facebook, Instagram, Pinterest partono certamente da tanti iscritti, hanno un bel vantaggio, e la crisi sanitaria ha accelerato in maniera incredibile la digitalizzazione degli acquisti. Il social commerce sarà un successo. Ma Alibaba crede nel new retail, una integrazione tra on-line e off-line. Non ci sarà, perciò, la completa sostituzione del negozio fisico con l’online. Certo, Zara chiude 1.200 punti vendita fisici, dice che punta a un 25% di ricavi dall’e-commerce. Ma non chiude tutti i negozi. Di sicuro i negozi fisici dovranno valorizzare di più le informazioni e i dati del cliente che entra”.

Nicolangelo Di Stasi

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