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UNA POESIA PER RICONSIDERARE IL CONCETTO DI LIBERTÀ

Sono tempi difficili per il poeta. Tempi in cui il poeta è chiamato a rispondere ad uno stato d’emergenza, non meno importante di quello piscologico e sanitario che affligge il mondo intero da mesi. È uno stato d’emergenza che mi piace definire “umano”. Il poeta, e forse solo lui, lo conosce perfettamente: lo vive ogni giorno dentro di sè. Ed è proprio questa condizione di perenne necessità, la fonte da cui sgorga la sua vena di fiume. C’è un’emergenza umana, dicevo, e stavolta non riguarda solo il poeta. A mio avviso, il dramma umano che si sta consumando ai tempi del Covid-19 è la deriva social nazionalista ed antieuropeista, xenofoba e razzista che oggi più di prima attanaglia il nostro Paese. La vicenda di Silvia Romano è stato un banco di prova, a cui abbiamo risposto nel peggiore dei modi, dimostrando che nemmeno una pandemia è servita a riscattarci da anni di populismo e qualunquismo beceri.

Vivo uno stato d’emergenza anche io ed è tutto racchiuso nel seguente interrogativo, che mi pongo da diversi giorni: che valore avrà la nostra libertà quando torneremo finalmente liberi? Ho cercato la risposta nei versi dei grandi “poeti dissidenti”, ossia dei poeti che, scrivendo, hanno fatto la rivoluzione. I poeti che hanno sacrificato la propria libertà in nome della libertà stessa. La mente è corsa subito a Bertolt Brecht e a Nazim Hikmet: due delle figure più rappresentative di una poetica che sappia farsi, al contempo, impegno civile e testimonianza storica. Credo che le loro liriche siano molto attuali, perché ci richiamano a sentimenti di solidarietà e di umanità, esortandoci ad opporci alle ingiustizie che affliggono i più deboli e a contribuire, con il nostro esempio, alla bellezza del mondo. Finché un giorno, forse, tornati finalmente liberi, saremo capaci di riconsiderare la nostra idea di libertà, di farne un archetipo universale, di attivarci per difendere i diritti di un’altra persona esattamente come prendiamo a cuore i nostri stessi diritti. Finché un giorno, forse, saremo capaci di dire che la nostra libertà individuale non ci appartiene mai sul serio, e mai fino in fondo, se non è anche la libertà degli altri.

“Alla vita”

La vita non è uno scherzo.

Prendila sul serio

come fa lo scoiattolo, ad esempio,

senza aspettarti nulla

dal di fuori o nell’aldilà.

Non avrai altro da fare che vivere.

La vita non è uno scherzo.

Prendila sul serio

ma sul serio a tal punto

che messo contro il muro, ad esempio, le mani legate

o dentro un laboratorio

col camice bianco e grandi occhiali,

tu muoia affinché vivano gli altri uomini

gli uomini di cui non conoscerai la faccia,

e morrai sapendo

che nulla è più bello, più povero della vita.

Prendila sul serio

ma sul serio a tal punto

che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi

non perché restino ai tuoi figli

ma perché non crederai alla morte,

pur temendola,

e la vita peserà di più sulla bilancia.

(Nazim Hikmet, dalla raccolta “Poesie d’amore”)

Milena Cicatiello

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